Un anno e mezzo, questo il tempo che abbiamo attraversato per portare a compimento il percorso assembleare funestato, come il resto del mondo, dalla pandemia, da un evento inatteso e impensato. Ma questa è la vita vera, questa è la nostra storia.
Siamo partiti nell’autunno 2019 attraverso il lavoro delle macrozone e delle parrocchie, cominciando a usare, in tempi non sospetti, strumenti che da lì a qualche mese sarebbero stati gli unici per poter rimanere in relazione con gli altri, con il mondo. A febbraio 2020, poi, la nostra associazione riunitasi in assemblea diocesana, vivendo la propria tappa del percorso assembleare, sceglieva quali orizzonti porre davanti a sé per il triennio (sigh) successivo.
L’Azione Cattolica manifesta lo slancio e la prospettiva ideale dei suoi soci, riflette il patrimonio acquisito nel corso della sua storia, cambia e si modifica lasciandosi interpellare e provocare dalle sfide e dalle domande del suo tempo. E una settimana dopo una sfida incredibile si è presentata. Abbiamo scelto di essere un’associazione popolare, strettamente legata al territorio in cui gli aderenti vivono, aperta alle “alleanze”, un’AC che è per tutti e, nei suoi processi democratici, è di tutti, al servizio della Chiesa e del proprio Paese, immersa nella storia e attenta a tutti gli uomini, condividendone il destino, rifiutando ogni individualismo per creare un’autentica fraternità, per sperimentare l’ecclesialità. Con il documento assembleare scegliamo di attivare processi, prassi, uno stile associativo.
La seconda tappa. Il cammino dell’Azione Cattolica di Lombardia si è scelto di affidarlo alla bussola del “costruire una trama di fraternità entro la quale prendersi cura l’uno dell’altro”. Il 13 marzo scorso, riunito in videoconferenza, il Consiglio Regionale di Azione Cattolica ha vissuto la sua tappa del cammino assembleare. Oggi la vocazione del laico di Azione Cattolica è servire questa Chiesa ferita, prendersene cura con uno stile sinodale. L’AC a livello regionale, allora, con il proprio documento assembleare intende assumere senza indugi l’impegno di attraversare la fragilità e le paure che tutti abbiamo provato, procedendo laboriosi e creativi come ci piace essere, con i doni che il Dio della storia ha consegnato alle nostre terre. Un’AC, dunque, trama di relazioni affidabili con la consapevolezza che restituendo profondità al presente si costruisce il futuro.
La terza tappa. Ci siamo trovati riuniti nell’Assemblea Nazionale a un anno di distanza da quella che avrebbe dovuto essere la normale scadenza statutaria, e con un programma ripensato per poter essere partecipato, per la prima volta, attraverso i canali di comunicazione digitale. Arrivati da un percorso assembleare non semplice, che un anno fa si è dovuto interrompere quando molte associazioni diocesane, come noi, avevano già vissuto la propria assemblea.
Ma questo non ha impedito di vivere la tappa fondamentale che permette all’AC di continuare a guardare avanti seguendo il Signore Gesù sulle strade della vita e del mondo. Gli orizzonti che ci diamo come Azione Cattolica Italiana li costruiamo con la fiducia dei discepoli ai quali viene rivolto dal Signore l’invito a “non avere paura” a “non temere”; non vogliamo limitarci a sperare di “passare oltre” tutto questo, camminiamo insieme con la forza profetica della mitezza; profeta non è colui che gioca in anticipo sulla storia, compie gesti clamorosi o rilascia dichiarazioni eclatanti, non è colui che si straccia le vesti con indignazione di fronte alle inadeguatezze degli uomini.
Saremo AC profetica se sapremo leggere la realtà andando in profondità e mostrare dentro di essa il bene che è all’opera, se sapremo custodire i germogli di questo bene e favorirne la crescita con la “pazienza del contadino”.
Il cammino lo dobbiamo fare nella città, in questa Chiesa e per questa Chiesa, lungo i sentieri della “conversione missionaria”, ma soprattutto esprimendo l’essenza dell’essere associazione, camminando insieme, tra di noi, con i nostri sacerdoti, con la Chiesa, con gli uomini e le donne tutti.
Un cammino che è iniziato tutto in salita, ma che prospetta un punto panoramico che se riusciremo a raggiungere tutti, insieme, senza mollare, ci riserverà una vista sull’orizzonte tale da farci rimanere a bocca aperta.
di Sirio Frugoni