Cari amici e amiche, un pensiero per la sofferenza e la fatica vissuta da tanti di voi che amate la Chiesa di Brescia.

Ci pare opportuno esprimerci sulla vicenda di don Fabio e il seguente richiamo pubblico del Vescovo che hanno suscitato tanti commenti, molti dei quali aspri, polemici e non certo volti alla ricerca di un chiarimento.

Tutti sappiamo che la comunicazione, specialmente oggi, ha dinamiche spesso vorticose e incontrollabili. Occorre dunque prudenza e discernimento per valutare ogni volta la modalità, i mezzi, i tempi e i linguaggi più adeguati. Questo vale per i gesti e per le parole.

Come le parole e i gesti della liturgia hanno una forma propria che chiede rispetto e attenzione sempre, così un richiamo dalla forma e dal tono personale e privato chiede rispetto e attenzione alla dignità della persona.

Riteniamo doveroso esprimere preoccupazione sia verso il metodo utilizzato sia verso l’effetto che tale scelta ha provocato nella comunità diocesana, creando o accentuando di fatto fratture, divisioni e fazioni.

L’invito a tutti i soci di Azione Cattolica è a continuare l’incessante e paziente lavoro di tessitura della comunità, ad assumere un impegno ancor più intenso per costruirla, a lavorare con intelligenza e dedizione nelle comunità parrocchiali, a non cadere nella trappola delle fazioni, ma allo stesso tempo testimoniare l’impegno di fedeltà al Vangelo e avere il coraggio di metterci la faccia e non essere tiepidi per timore del confronto. È necessario rimanere in sintonia con il cammino e lo stile sinodale che la nostra Chiesa, in comunione con la Chiesa Universale, sta tentando faticosamente di costruire.

Cerchiamo i segni dei tempi. Segni della presenza di Dio, dell’azione dello Spirito, del volto di Gesù. C’è da mettere in conto di attraversare il deserto, non è possibile fermarsi ai margini sperando che il deserto si estingua.

Papa Francesco racconta il suo sogno sulla Chiesa: “Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà”.

Con questo sogno, con lo stile sinodale, con la pazienza del giardiniere, continuiamo a prenderci cura del giardino che ci è stato affidato. Continuiamo a seminare. Non fermiamoci, ma pazientemente, prendiamoci cura di tutti e di tutto.