Se Greta Thunberg, 16enne svedese, si fosse fermata a guardare oggettivamente alle sue competenze climatologiche o alla sua capacità di fare previsioni e bilanci numerici, se avesse aspettato i 18 anni per cambiare la situazione con il proprio voto, ora non staremmo ripensando all’emergenza della quale lei si è fatta voce, non avremmo assistito allo “Sciopero globale per il clima”, lo scorso 15 marzo. 

Il cambiamento climatico è una realtà che, se da un lato ci fa capire il vero significato del concetto di “irreversibilità di un fenomeno”, dall’altro è estremamente dipendente dalle scelte quotidiane di ciascuno di noi. È normale pensare che azioni come spegnere la luce uscendo da una stanza, dividere la carta dalla plastica, chiudere il rubinetto mentre ci laviamo i denti… siano nulla in confronto alle emissioni delle industrie, ai 100 milioni di barili di petrolio che usiamo ogni giorno. Ma questo non è un buon motivo per non impegnarsi, per non dare peso all’impatto che una nostra scorretta raccolta differenziata ha sullo smaltimento dei rifiuti nel nostro paesino, nella nostra regione, nella nostra nazione.

Argomento analogo è stato riproposto da Greta durante la Cop24 a Katowice, in Polonia, il 12 dicembre 2018: “Molte persone dicono che la Svezia è solo una piccola nazione e non ha peso quello che facciamo. Ma ho imparato che non sei mai troppo piccolo per fare la differenza e se un po’ di bambini possono finire sui giornali di tutto il mondo solo per non essere andati a scuola, immaginatevi cosa saremmo in grado di fare tutti insieme se lo volessimo”.

Da anni ormai circolano documentari e report che trattano il problema della grave crisi in cui il nostro pianeta si trova. Giunti a questo momento ci si chiede cosa può fare concretamente una ragazzina scioperando da scuola: i politici chiedono a lei soluzioni per uscire dalla crisi. Ma “noi dobbiamo trattare la crisi come una crisi, quindi andare avanti anche se non abbiamo le soluzioni”, ha ricordato Greta lo scorso 18 aprile a Palazzo Madama a Roma.

Le risposte ci sono, o almeno in parte, ci sono una serie considerevole di studi di scienziati che indicano quali percorsi seguire. Il problema chiave è uno: se ne è solo parlato per troppo tempo, ma chi è nella posizione per scegliere la strada della riduzione delle emissioni, anche oggi sta ignorando nei fatti il problema. 

L’esempio che ci sta dando Greta è che ciascuno deve attivarsi per fare la sua parte per salvare il pianeta. Sì, salvarlo, perché ormai è di questo che si tratta. E in questo dobbiamo sentirci corresponsabili: non è una battaglia di ragazzi e giovani contro gli adulti (come qualcuno ha interesse a far credere), ma è responsabilità di tutti riprendere chi, non facendo la propria parte secondo i propri incarichi, trascurando le conseguenze delle proprie scelte economiche, va ad inficiare l’impegno di molti.

Forse quello che più colpisce di questa ragazzina è la determinazione con cui ha saputo farsi ascoltare. A 8 anni è rimasta scossa da una lezione a scuola sul cambiamento climatico, ha iniziato a informarsi, a studiare, ad andare a fondo del problema. Ha capito che da sola non avrebbe potuto fare molto. E così, a distanza di qualche anno, è arrivata fino a noi, ci chiama per passare dalle parole ai fatti, ciascuno facendo tutto il possibile che gli è possibile. 

Durante la visita a Roma il 17 aprile, al termine dell’udienza del mercoledì, Greta ha incontrato Papa Francesco: “Abbiamo un obiettivo comune. È stato molto gentile, ci ha detto che dovremmo continuare come facciamo ora”.

Greta Thunberg è arrivata fino a noi e ci chiede – insieme a lei – di essere insistenti, perché ne va della nostra vita tra qualche decennio. Colpisce con le sue parole semplici e incisive, come prima di tutto i bambini e i ragazzi sanno fare: non hanno paura di fare domande e di insistere, se a queste non si vuole trovare risposta.

Elena Cavallotti

equipe nazionale Msac

Dal sito www.iovoto.eu